Pari diritti e pari doveri: congedi uguali per madri e padri
La nostra campagna

Conpapà e il progetto PARENT aderiscono alla campagna internazionale PLENT per congedi uguali, non trasferibili e pienamente retribuiti. Chiediamo che anche in Italia, come in Spagna, e fatti salvi i diritti già acquisiti, padri e madri abbiano diritto allo stesso numero di mesi di congedo, e che la misura venga inserita subito nel piano Next Generation EU.

Per crescere bene, il bambino ha bisogno nel primo anno di vita – che pone le basi per il suo sviluppo futuro – delle cure, l’attenzione, l’affetto di ambedue i genitori in eguale misura. La mamma ha bisogno di condividere alla pari con l’altro genitore il lavoro domestico e di cura, per il suo benessere e per poter continuare a lavorare (o riprendere il lavoro se lo ha perso o lo ha dovuto lasciare). Sempre di più i padri scelgono di essere genitori presenti e corresponsabili, e non vogliono perdere l’occasione straordinaria ed unica di accompagnare il loro bambino/la loro bambina nell’anno più formativo della loro vita. Chiediamo quindi che padri e madri abbiano diritto allo stesso numero di mesi di congedo (retribuiti come l’attuale congedo di maternità, e non trasferibili) nel primo anno di vita del bambino, con un periodo iniziale obbligatorio condiviso subito dopo la nascita e la parte rimanente fruibile secondo le loro autonome decisioni come coppia. Questa misura va applicata senza intaccare i diritti già acquisiti dalle madri.

Chiediamo inoltre che i congedi – come anche le misure di conciliazione famiglia-lavoro – vengano riconosciuti dallo Stato e dai datori di lavoro come diritti soggettivi e uguali, sia della madre che del padre. Chiediamo che tale diritto venga esteso anche oltre l’attuale platea dei congedi di paternità (che oggi include solo i lavoratori dipendenti del settore privato) e si applichi anche alle coppie di genitori dello stesso sesso. Chiediamo inoltre che siano previsti incentivi/premi per quei datori di lavoro che favoriscono la parità di genere nell’utilizzo delle misure di conciliazione famiglia-lavoro.

L’occupazione femminile in Italia è tra le più basse d’Europa (e il Covid ha provocato un’ulteriore diminuzione) e sono tante le donne che sono costrette a lasciare il lavoro quando nasce un figlio. Un numero sproporzionato di donne lavora a part time, con occupazioni meno redditizie e meno protette, per poter conciliare figli e lavoro. La maternità resta il principale ostacolo all’avanzamento lavorativo delle donne. Nei luoghi di lavoro l’uso da parte degli uomini degli strumenti di conciliazione famiglia-lavoro è o mal visto o scoraggiato. Il lavoro domestico e di cura in Italia continua a gravare in misura preponderante sulle donne. E in Italia il tasso di fertilità (correlato positivamente – come dimostrano le statistiche europee – con l’aumento della occupazione femminile) è il secondo più basso nel mondo.

Unitamente all’aumento della offerta di posti di asilo nido, come richiesto dall’Alleanza per l’Infanzia, le misure qui proposte per congedi e conciliazione potranno avere non solo un impatto positivo sul benessere dei bambini e delle famiglie, ma anche effetti virtuosi in termini di aumento dell’occupazione femminile, del PNL e della natalità. Si tratta, come ha detto il premier Mario Draghi nel suo discorso al Senato, di lavorare per un sistema di welfare che non obblighi la donna a scegliere fra lavoro e famiglia.